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Nella realizzazione di una protesi totale a supporto mucoso, uno degli step fondamentali è certamente la fase di montaggio dei denti, con tutte le varianti collegate.

La prima informazione che si riceve in laboratorio sono i valli occlusali funzionalizzati dal medico. Se presente, si potrebbe ricevere anche la rilevazione di un arco facciale.

In questa fase, un’affiatata collaborazione con il clinico aiuta il tecnico a comprendere le aspettative del paziente, anche grazie al supporto di foto attuali e storiche. Queste informazioni sono molto importanti per il laboratorio nel momento della scelta di forma e dimensione dei denti anteriori, fondamentali per l’estetica e la soddisfazione del paziente ma anche essenziali perché la loro morfologia e grandezza influiscono a loro volta sulla scelta e montaggio dei diatorici.

I denti che il tecnico sceglie per i posteriori dipendono dal tipo di classe edentula a cui il paziente appartiene, dal grado di riassorbimento alveolare, e dall’analisi delle vecchie protesi.

Le scuole di pensiero a riguardo sono molteplici, a mio parere tutte valide in quanto collaudate dai nostri predecessori. Personalmente, non uso solo una metodica di lavoro e nel quotidiano sono costretto a variare le tecniche di montaggio. Sono convinto che ogni tecnica di occlusione e tipologia di dente, se condotta con ingegno, possa portare a dei buoni risultati ed a un buon adattamento del paziente alle nuove protesi.

Ma torniamo al nostro “caso ideale”: l’analisi dei modelli panoramici da parte dell’odontotecnico è una delle prime fasi di lavoro fondamentali per capire e tracciare l’estensione del porta impronte individuale, ma anche per iniziare a focalizzare il tipo di dente del commercio da usare, per quel specifico paziente.

I modelli preliminari ci consentono di capire che dente poter scegliere per il nostro montaggio. Se ci troviamo di fronte a creste residue molto riassorbite, personalmente preferisco denti con un inclinazione cuspale di 23 gradi e di forma geometrica: le protesi totali sono delle leve e nella cavità orale fortemente sollecitate. Oltre a forze verticali che sono le uniche favorevoli esistono forze negative per la stabilità dei manufatti protesici, queste di natura orizzontali ed oblique, che si esplicano durante i cicli masticatori. Maggiorate ancora di più se le creste residue assumono inclinazioni importanti rispetto al piano occlusale. Potremmo inoltre scegliere dei denti più cuspidati se ci troviamo ad affrontare un montaggio con creste con moderato riassorbimento alveolare.

A questo punto, l’odontotecnico avrebbe la possibilità di montare denti anatomici con un’inclinazione cuspale di 30 gradi per aumentare la forza penetrante dei cibi, avendo una cresta di sostegno che pur sollecitata a forze biomeccaniche destabilizzanti risulti più congrua a sopportarle. Altra osservazione andrebbe posta alle varie classi edentule di Angle: questo dovrebbe risultare facile da capire in presenza di modelli superiore ed inferiore montati in articolatore e registrati in occlusione dal clinico. I denti del commercio non sono tutti uguali e non si ha la facilità di far un buon montaggio se si colloca un dente non congruo per quel tipo di classe edentula o cresta residua.

Se ci troviamo di fronte ad un caso di prima classe, si potrebbero utilizzare denti con inclinazione 23 gradi sia con creste residue riassorbite in maniera accentuata o non: lo sostengono studi di molti anni fa, che hanno dimostrato come non ci sia gran differenza tra denti anatomici e geometrici in termini di penetrazione del bolo alimentare. Allo stesso modo mi comporterei su un’occlusione in terza classe, adoperando denti piatti o ad inclinazione 23 gradi, perché con piccoli ritocchi occlusali si potrebbe ottenere un buon ingranaggio incrociato in centrica.

La differenza sostanziale la creano le seconde classi, in questi casi l’odontotecnico è molto più facilitato nel suo lavoro se utilizza un dente del commercio che abbia la caratteristica di occludere dente a dente, evitando in tal modo troppi ritocchi nelle superfici occlusali. Il montaggio dente a dente si può realizzare in tutte le classe edentule e loro suddivisioni con molta facilità e funzionalità; tuttavia, sinceramente, non trovo eccessive differenze tra montaggio dente a dente e dente a due, uno più mesializzato e uno più distalizzato.

Sono tutti concepiti come denti che devono avere la loro occlusione centrica cuspide fossa, o mortaio pestello, in poche parole l’occlusione dente a due è comunque un’occlusione cuspide fossa meno centralizzata ma sempre con i principi fondamentali della scuola di pensiero di Gerber. Inoltre, nella scelta dei denti, preferisco quelli che abbiano un’ampia ma non profonda area di centrica: uno dei motivi è che in caso di rialzo non troppo controllato dopo la cotture delle resine, il tecnico dovrebbe andare in fase di riocclusione ad approfondire la fossa creando in tal modo una forzatura alla centrica del paziente.

I problemi, in questo caso, li avrà il paziente nei movimenti rotatori e di traslazione le cuspidi dovranno percorrere nelle rispettive fosse piani inclinati troppo ripidi e modificati destabilizzando la protesi. In anni di lavoro, ho potuto constatare a mio modesto parere una forte sinergia tra dimensione occlusale corretta, basi protesiche e montaggio dei denti. Il tutto con un equilibrio biomeccanico che solo la natura dell’essere umano riesce a far funzionare ed adattare.

Queste poche righe non possono spiegare le tecniche di montaggio, si potrebbe parlare per giorni sui metodi ed approcci, di come riempire quello spazio o volume vuoto dei modelli di una classe edentula montati in articolatore. Ogni odontotecnico, a volte per insegnamenti ricevuti, a volte per abitudine, abbraccia una sola scuola di pensiero e una sola tecnica di lavoro.

Ma credo che sia costruttivo per un proprio bagaglio culturale poter provare a volte cambiare metodo e tecnica per spingersi oltre i propri limiti, per poter sperimentare possibilità di miglioramento che derivano dall’esperienza e dalla comprensione dei propri errori.

L’autore
Fausto Tappi

Fausto Tappi

Diplomato odontotecnico nel 1985, dal 1991 titolare di laboratorio, ha frequentato corsi di Protesi Totale con relatori di fama nazionale. In particolare, seguendo la scuola del Prof. Passamonti ha potuto approfondire tale tecnica con i suoi clinici.

Svolge il suo lavoro a Porto San Giorgio, con un focus speciale sulla protesi totale a supporto mucoso.

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